di LUCA DRUSIAN
La scuola è giunta al termine. Ora è tempo di scrutini, valutazioni, ammissioni o rinvii all’anno prossimo. Materie nella media e materie sotto. In tutte queste verifiche c’è tuttavia una materia che sfugge ad ogni sorta di valutazione da parte di occhi esterni. Si tratta della materia “del cuore”, della “vita vera” dei ragazzi.
Facciamo un passo indietro. Torniamo nei mesi di gennaio, febbraio e marzo. Siamo in una scuola della periferia di Roma. In questi mesi i ragazzi avranno alcuni incontri formativi attorno al tema del Cyber-bullismo. Saranno svolti durante l’orario scolastico. Per molti è una gioia il solo sapere che si “salteranno” ore di materie ostiche.
L’aula che accoglie i ragazzi non sembra un’aula di scuola. Niente banchi. Niente lavagne. Niente libri o quaderni. Solo un grande televisore per proiettare dei video. Un’enorme cassa per sentire della musica. Diverse sedie messe a semicerchio. Ecco il luogo dove si terranno i Laboratori dell’ascolto.
L’autore di questo percorso è Luca Drusian. Ha costruito questa avventura immergendosi, prima, nei panni dei suoi alunni per un giorno o poco più. Si è formato all’ascolto, ascoltando i loro coetanei per anni. Tanti anni. E ovunque. A scuola. Per strada. Di giorno. Di notte. Al nord. E al sud. In Italia e altrove.
I suoi incontri iniziano con il racconto della sua storia. Quel poco che serve per entrare in relazione coi ragazzi e per iniziare a mettere in luce il bisogno di ascolto che tutti portiamo “cucito addosso”. I ragazzi ascoltano. Non volano mosche. Da quell’accenno di storia personale si passa ad altre storie di vita. Vere. Reali. Storie di tutti i giorni mascherate magari dal “non ho bisogno di nessuno” che spesso veste le vite di molti, soprattutto di ragazzi ancora inesperti nell’arte della vita. Le ore che passano sono intrise di ascolto. I ragazzi sono in seguito invitati ad ascoltarsi per poi ascoltare chi gli si è seduto accanto. Il tutto con gli ingredienti di un ascolto semplice, che Luca aveva imparato da sua nonna: guardare negli occhi, lasciare parlare, non interrompere, non fare domande, saper stare nel silenzio. E così avvenne.
Un ragazzo, uno dei più vivaci e forse bulli della classe, va in tilt quando si tratta di mettersi in ascolto di sé. Non sa da dove iniziare. Viene guidato. Come tutti gli altri, nella semplicità. Luca gli si avvicina proprio quando invita tutti a mettersi in ascolto del proprio cuore: quello simbolico dove albergano i fatti, le parole, i sentimenti di tutti i giorni, passati, presenti e futuri. Il ragazzo sospira alla domanda: “Tutto bene?”. Luca intuisce che non va tutto bene. “Puoi dirlo”, gli suggerisce l’ideatore dei Laboratori. Lui replica con un filo di voce: “Ho problemi a casa, ma per favore non dirlo agli altri”. Luca obbedisce. Prima di congedarsi gli regala un sorriso e lo lascia dandogli una pacca sulla spalla.
Il ragazzo vivace ora ha un volto non più vivace, ma imbarazzato e al contempo sereno. È stato ascoltato, magari in modo fortuito, ma comunque ascoltato. Sa che può raccontare e raccontarsi. Con chi vorrà. L’ascolto è solo un inizio. Quello è stato l’inizio per lui e per tanti altri che hanno lasciato quell’aula, alla fine del Progetto, con gli occhi lucidi, con un volto più sereno e con un’unione fra tutti davvero sorprendente. D’altronde Luca aveva imparato alla scuola dell’ascolto che ciò che unisce sono le storie, e ciò che scioglie molte divisioni o freddezze nelle relazioni è la scoperta di un cuore che ha sete di essere visto e ascoltato.
Sono bastate poche storie di vita. Alcune dinamiche per riscaldare emozioni e cuori. Una guida per imparare ad ascoltarsi per ascoltare. E tutto in qualche modo riparte. Un Laboratorio simbolo della nostra vita. Infatti la vita è un vero e proprio Laboratorio di relazioni che, grazie all’ascolto di tutto e di tutti, lascia un cuore in pace.
Luca Drusian parteciperà alla festa de L’Osservatore di Strada, sabato 5 luglio alle 18 presso Mediterranea Rete, in Via della Nocetta, 191, dove presenterà il suo libro “Perché tu mi hai creduto” (Tau Editrice, 2024) e parlerà dei “non ascoltati”: ovvero dare voce ai giovani e i nonni.
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